
Perché c’è sempre un’adorabile ninfa dietro la nascita di un albero? Molti alberi prendono il nome da una trasfigurazione, una leggenda, ricca di simboli e contenuti. Il pino domestico ad esempio, ha il fascino e la carica simbolica della ninfa Piti che gli rende il titolo.
È un albero sacro alla dea della fecondità, consacrato con i ludi romani durante l’equinozio di marzo, dedicate a Cibele e al suo amore frigio Attis. In loro onore si sacrificava un solo pino, si cingevano con cura le ferite dei suoi tagli e si festeggiava con flauti e petali di viola presso la pietra nera sul colle Palatino di Roma accanto alla casa del fondatore Romolo. La festa dell’arbor intrat era per i romani un culto che li univa agli etruschi, oltre che a quelli greci, e quello dei popoli celtici che dedicavano al dio Pan e a Odino una vera riverenza verso l’albero di pino.
Nell’oriente, il longevo albero di pino, rappresenta l’immortalità; tra altri popoli i suoi aghi e la sua resina avevano il potere di allontanare gli spiriti più infami e respingere gli anatemi, mentre le sue radici avevano facoltà di avviluppare e difendere le fondamenta dei templi più riveriti. La forma del suo frutto la ritroviamo accanto alla nobiltà dei templi dedicati alla rinascita e alla clemenza.
Nell’era moderna, spesso, non si è per nulla clementi con questi alberi, l’abbattimento delle alberature di pino, in paesaggi urbani, per assicurare l’incolumità pubblica o per altri reconditi motivi, è all’ordine del giorno e si preferisce meglio demolire che seminare.
Il messaggio è uno stimolo a riflettere bene prima di eseguire scelte irrazionali perché i pini, oltre che un bene comune, sono esseri luminosi come la coraggiosa ninfa che li protegge.
Non abbattete quei pini sacri
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