
La ciliegia sta al ciliegio come l’ albicocco all’albicocco. Se dovessimo invece tradurre questa frase in dialetto leccese, suonerebbe così: “la cirasa stae alla cirasa comu la spergia alla spergia”; ci accorgeremmo da subito che le coniugazioni femminili del frutto non sempre coincidono al nome del loro albero che lo origina.
Ad esempio, quando si parla di ciliegia, o “cirasa” del dialetto salentino, oltre al frutto si vuole indicare pure il suo albero. Per l’albero di fico vige simil principio, anche se, con le varianti botaniche in auge ci si potrebbe esprimere e barattare in tantissimi e altri suggestivi termini.
Una miriade di figure e varietà locali, quindi, con cui una lieta cittadina del sud Salento si celebra, in estate, con la trovata della “Festa de le fiche”, dove, chi trova il tempo di soffermarsi sull’argomento, tra i dibattiti scientifici e i proclami accanto ai bar, scoprirà, definitivamente, le differenze tra un fico e un caprifico oppure tra un fiorone e il frutto che lo segue.
Uno stornello salentino ripete ”l’auceddrhu quando pizzica la fica, la ucca soa la sente zzuccarata”! Bastano questi pochi e morbidi fraseggi per rendere l’idea della prospera allegria estiva tra i ficheti e le piazze delle città salentine che invitiamo a visitare.
Te santantoni lu culummu pe testimoni ( proverbio pugliese)
Oggi il salentino stornella intorno al suo frutto preferito, subito dopo il giorno di Sant’Antonio fino al solstizio d’estate, scegliendo per tutti i migliori fioroni, sapendo molto bene che non si tratta di fichi propriamente detti.
I fioroni, nel Salento meglio conosciuti con il nome di “culummi”, sono quei frutti, o meglio siconi, che si formano quindi dalle gemme dell’autunno precedente. I culummi salentini avrebbero meno fascino rispetto ai fichi, ci sono delle differenze, come la tendenza a cadere a “piombo” e la loro facile deperibilità; è un frutto perciò non proprio adatto a essere conservato che dipende molto dall’impollinazione (lu culummu cate a chiummu e la fica se mmarita).
Il fiorone è piuttosto sensibile e delicato, quindi, da gustare subito quando possibile e prima del puntuale arrivo delle gazze; spesso si attesta purtroppo, come un frutto su cui neppure gli altri uccelli riescono a discernerne il giorno esatto della maturazione a causa della presenza di funghi e insetti che la intralciano.
Forse per questi motivi che il “culummu salentino” è considerato da molti come un soggetto poltrone e svogliato e piuttosto trascurato quando giunge nel periodo in cui le campagne e i mercati esplodono di altri frutti più ricercati.
Chi non discrimina e apprezza il gusto del fiorone, comprende, però le sue virtù e le parifica a quelle degli altri frutti. Chi invece non ha ancora percepito il suo valore dopo l’assaggio provi pure a chiedere alle abilità maturate da Samudaya in questo settore che è sempre disposto a condividerle.
Il Fico e il Fiorone
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