
Il Salento è una latitudine distesa tra oriente ed occidente dalla forza dei suoi infiniti orizzonti marini. A volte, quando il cielo è più terso del solito, si affiancano al suo mare, i monti vicini e lontani, come probabili miraggi improvvisi, che rivelano frequenze d’albe e tramonti mozzafiato.
Dal paese delle Aquile, i monti Acrocerauni e da quello ionico, il massiccio del Pollino, s’incrociano qui, sul quarantesimo parallelo Nord, dove un tempo giunsero le antiche colonie cretesi per erigere il tempio dedicato a Minerva nonchè il luogo d’approdo per Enea fondatore di Roma, San Pietro Apostolo e di chissà quanti pirati.
Il Salento ha il fascino di almeno due culture unite in un solo corpo e rivolto in due direzioni opposte; dalle catene montuose, oltre al turbinio delle correnti, giunge l’energia dell’alito caldo del deserto o quello speziato dei balcani, l’anima di una civiltà annessa al mare e alla terra nello stesso istante ad equilibrare i colori di uno straordinario e vivo carattere.
Le lampare dei pescatori rasentano le ombre di queste catene montuose e ci riportano al quotidiano profumo del sale levantino, che sfianca le falesie dei porti dell’Adriatico, tra grotte e uliveti fumosi di foschia, quasi come se volessero inabbissare le reti in una radice comune ancora poco conosciuta.
I Salentini, anche per questo, scoprono troppe figure nel loro genoma, tanti incroci fra popoli che pare amplificassero la loro genesi tutte le volte che le cime albanesi si svestono ai riverberi del sole e proiettano le grandi porte dell’oriente. Sono gli stessi accessi che Otranto sbarrò dopo aver subito l’aggressione ottomana e che riapri poi con le risposte crociate della guerra santa come un rapido battito di ciglia.
Il Salento si può comprendere anche così, elevandosi tra le sue torri di avvistamento, sulle vedette delle difese aragonesi, sui campanili fastosi delle sue cattedrali, sui segreti dei suoi miti con i suoi alti ulivi antropomorfi, un’altra meraviglia del mondo che sopraggiunge inosservata a cui non si può più rinunciare.
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