
Sono tanti i “Mediterranei” che possiamo raccontare: Il Mediterraneo antico; il Mediterraneo dei poeti; il Mediterraneo dei naviganti; il Mediterraneo delle sirene…e potremmo continuare all’infinito.
Esiste un sottile filo rosso che accomuna tutti questi aspetti di quest’antico e suggestivo mare: la capacità di essere riuscito a mettere in comunicazione tutte le civiltà che sulle sue sponde – sia settentrionali sia meridionali – sono nate e si sono sviluppate perché il Mediterraneo “è un insieme di vie marittime e terrestri collegate tra loro” (F. Braudel, Il Mediterraneo, Bompiani Ed.).
Sono numerosi i caratteri comuni che possiamo scoprire, anche se separati da centinaia di miglia marittime, fra le popolazioni delle terre che si affacciano su questo mare. Sulle onde del Mediterraneo, hanno viaggiato modelli e culture che hanno varcato gli esili confini dell’uomo, portando nuove esperienze in nuove terre e facendovi giungere un valore aggiunto, del quale ancora oggi noi moderni, ne siamo fruitori.
Le “diversità” nel Mediterraneo che gli antichi greci trovavano nelle popolazioni indigene delle nuove terre, si assottigliano sempre di più proprio grazie alla loro azione di colonizzatori e fondatori di nuove città. L’ educare a nuovi pensieri, il korismòs (per i greci), porta a radicare nei secoli il legame tra le varie popolazioni delle sponde mediterranee.
Molti sono gli elementi che accomunano le culture mediterranee, piccoli e grandi aspetti sono stati in grado di trasformare i diversi bacini geopolitici mediterranei in un unicum bacino culturale: quello Mediterraneo. Operazione questa di altissima valenza storico-culturale che possiamo ritrovare solo – anche se con caratteristiche diverse – nell’estremo oriente.
Tante sono le storie che possiamo raccontare, tra queste vi è l’arte della ceramica. La racconteremo non nella forma a noi più familiare come vasellame o suppellettili, ma come elemento decorativo nelle opere architettoniche. L’impiego dei materiali ceramici nell’architettura italiana risale al secolo XI; per creare un quadro in grado di fornire una visione d’insieme faremo ancora ricorso al passato.
Nel corso dei secoli, le rotte che hanno attraversato il Mediterraneo hanno contribuito in modo importante alla nascita di un “sistema Mediterraneo” inteso sia sotto l’aspetto commerciale che culturale.
L’uso della ceramica decorativa era già conosciuto presso molte popolazioni dell’antichità ma è in Iraq che è applicato a un monumento molto rappresentativo: nella Porta di Ishtar dell’arte assiro-babilonese.
In epoche successive l’unico protagonista indiscusso che si propone nello scenario della produzione della maiolica e il suo impiego è il mondo islamico che ne fa un elemento fondamentale per le decorazioni nelle sue costruzioni.
L’impiego della ceramica seguì di pari passo le conquiste territoriali del popolo arabo sino a riuscire a penetrare in modo massiccio nella religiosissima Europa attraverso la conquista della Spagna, che diffuse la maiolica nell’architettura europea.
Dal Cinquecento si diffonde l’uso delle maioliche policrome nei rivestimenti delle cupole delle chiese, grazie alle loro caratteristiche di brillantezza, capacità di durare nel tempo, e alto valore estetico. Le tegole note con il nome di rigiole saranno utilizzate sino all’Ottocento.
Le tegole maiolicate erano colorate con diverse pigmentazioni e la loro posa in opera ne prevedeva una parziale sovrapposizione l’una sull’altra; tale accorgimento evitava di creare “fughe” (cioè spazi non coperti tra una maiolica e l’altra) in modo da garantirne una buona tenuta agli agenti atmosferici. Gli schemi di posa in opera procedevano secondo diverse tipologie: a diagonali parallele lungo tutta la calotta esterna della cupola, oppure poste per ottenere formazioni a “V”, a spina di pesce, o ancora a rombi semplici o concentrici. Tali diverse tecniche erano impiegate in funzione all’effetto estetico finale che si voleva ottenere, valorizzato dalle policromie che si decideva di accostare, in genere i colori base delle maioliche variavano da un minimo di due a un massimo di cinque.
La tecnica di posa prevedeva la formazione di una base unica di calce, miscelata in modo compatto: questo permetteva il posizionamento e il conseguente ancoraggio degli elementi.
Per rivestire l’intera cupola si partiva dal basso. L’effetto di slancio verso l’alto, che garantiva leggerezza ed eleganza alla costruzione, era ottenuto grazie a due tecniche: la disposizione geometrica – a motivi sfalsati o concentrici il cui diametro diminuiva man mano che si procedeva verso la chiusura della cupola, a “V”, a “spina di pesce”, a “diagonali” – e l’impiego di elementi dalle dimensioni decrescenti, le rigiole più grandi, infatti, erano posate alla base della cupola, mentre quelle dalle dimensioni minori erano posate sui livelli più alti.
Tra le molteplici tipologie di formelle – che assumono forme e denominazioni diverse al variare dei luoghi di produzione – è utile ricordare quelle maggiormente utilizzate per il rivestimento delle cupole, chiamate “a squame” proprio per la loro forma che ricorda le squame dei pesci.
Queste presentano un andamento lievemente rastremato verso l’alto ai lati e la parte inferiore semicircolare, tale profilo permette un ottimale affiancamento e una maggiore adattabilità alla disposizione lungo le superfici curve.
Ancora oggi possiamo ammirare questo tipo di decorazioni, alcuni esempi sono presenti anche nel capoluogo salentino come la Cupola del Campanile del Duomo, la Cupola di San Luigi presso l’Arco di Porta Napoli a quella mirabilmente conservata della Chiesa del Carmine, Ma l’esempio più mirabile rimane il chiostro maiolicato di Santa Chiara a Napoli.
Altri esempi sono presenti in Sicilia, Sardegna, Calabria. Per ricollegarci a quel sottile filo rosso che corre per l’intero Mediterraneo, di cui abbiamo accennato all’inizio a riprova di quanto ci sia in comune in cultura e gusto nell’area mediterranea, dell’uso della ceramica fino ad arrivare in epoca moderna, non possiamo non citare l’esempio meraviglioso dell’opera di Antoni Gaudì di Parco Güell a Barcellona in Spagna.
Le Cupole Maiolicate
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