giovedì 29 maggio 2014

I Portolani del Mediterraneo

Ascolta con webReader

Portolano C.G.A. 5.b. Carta nautica del Mediterraneo e dell'Europa nord-occidentale Il Bulino Edizioni d'Arte Portolano C.G.A. 5.b. Carta nautica del Mediterraneo e dell’Europa nord occidentale. “Il Bulino Edizioni d’Arte”


La navigazione, per l’uomo in particolare quello antico è sempre stata un problema. Le limitazioni erano soprattutto dovute alle conoscenze – limitate – in materia di costruzione delle imbarcazioni, poco strutturate per affrontare la navigazione in mare aperto. Un altro limite era dato dalla superficiale conoscenza delle coste, questo ne limitava l’arte del navigare portando a un conseguente freno agli itinerari e alla possibilità di allargare i confini degli scambi commerciali e culturali.


Solo verso la fine del medioevo, ci si pone il problema di riportare le rotte marine e gli itinerari terrestri su delle carte, certo con un’attendibilità del periodo, ma comunque abbastanza credibili da garantirne il raggiungimento della meta. La prima che lascia traccia di una certa scientificità, abbandonando tutte le connotazioni fantastiche tanto da poter essere considerata una “carta” è la “Carta dei Crociati” che risale verosimilmente al XIV secolo. Questa traccia in nove fogli tutti i territori che i crociati – che partivano da Londra – incontravano prima di arrivare a Gerusalemme.


Molte di queste carte, nel mondo cristiano, erano elaborate da religiosi all’interno dei conventi e quindi difficilmente propagabili all’esterno delle mura religiose, quindi mentre il mondo latino, rinchiude al suo interno il sapere e lo reinterpreta in chiave religiosa, nel mondo islamico la cultura e la conoscenza delle rotte marine e dei tracciati terrestri, acquisiscono una valenza di apertura, a ricavarne dei vantaggi furono soprattutto i commercianti.


Dall’XI secolo la cartografia araba si arricchisce di nuove nozioni geografiche, tale avvenimento può essere ricercato dall’inevitabile contatto – in particolar modo avvenuto per mare – con la cultura europea; gli arabi si trovano a incrociare sulle loro rotte le potenze di Venezia e Bisanzio che ne impediscono il fiorente traffico costringendoli a trovare territori commercialmente “nuovi”.


Così puntando il timone a nord ed entrati nel mar Caspio e risalito il Volga, gli arabi entrarono in contatto nuovi popoli che arricchirono ulteriormente le loro conoscenze in tutti in campi e in particolare in quello geografico.


È in questo periodo che nel Mediterraneo aumentano i traffici commerciali ed è sempre in questo periodo che si assiste alla nascita delle flotte mercantili. Queste erano equipaggiate con navi il cui schema di costruzione era a chiglia tondeggiante. Questo modello costruttivo permetteva una maggiore possibilità di carico delle merci, ma di contro provocava una maggiore difficoltà nel governare la nave. Tale problema era riconducibile alla mancanza di stabilità soprattutto in caso di mare grosso. Il risultato fu che durante l’inverno le imbarcazioni non potevano prendere il mare a causa della maggiore possibilità dell’intemperie.


La risoluzione del problema si ebbe con l’importazione dell’uso della bussola, grazie al suo impiego e alla capacità di avere indicato immediatamente del nord (magnetico) diede la possibilità ai naviganti di compiere viaggi anche in mare aperto, garantendo navigazione in assenza si cielo limpido e annullando quasi del tutto le soste notturne.


Sembra che la prima marineria in occidente a utilizzare la bussola sarebbe stata quella amalfitana, la quale sembra che l’avesse ereditata dai navigatori arabi.


Un altro importante contributo alla navigazione fu dell’avvento dei “Portolani”. Questo era un nuovo tipo di carta, dove si raccoglievano e si elaboravano in forma grafica, tutte le informazioni che potevano essere utili ai fini di una più sicura navigazione come: la descrizione delle coste, i percorsi da seguire in mare aperto attraverso l’identificazione di punti lontani dalla costa (chiamati plegei o pileggi), la descrizione degli arcipelaghi e non ultimo la descrizione delle correnti marine e dei venti predominanti.


Il primo portolano di cui si ha notizia è datato 1296 ed è scritto in Sabir una lingua franca del Mediterraneo, ed era intitolato “Compasso da navegare”.


In questo portolano sono riportate tutte le informazioni delle coste presenti nel Mediterraneo con i loro arcipelaghi venti e porti, le direzioni che gli “Homini de manovra” (cioè chi stava alla barra) dovevano impostare alla nave per raggiungere un punto fermo (il pileggio), le distanze da un punto all’altro misurate in intervalli di tempo. Tutto ciò insomma, che poteva rendere la navigazione più sicura, sia per gli equipaggi sia per le merci.


Gli strumenti utilizzati per la stesura dei portolani erano sostanzialmente due: la bussola (utilizzata per l’orientamento) e la clessidra (per la misurazione del tempo), i portolani erano continuamente aggiornati tale compito era svolto in genere da “i copisti” nelle botteghe, i quali una volta venuti in possesso delle nuove notizie dai marinai, prestavano la propria opera all’aggiornamento delle carte, rendendole così sempre più ricche d’informazioni e quindi sicure.


Il loro uso di diffuse a tal punto da coprire in modo capillare l’intera area del Mediterraneo, così che oggi possiamo suddividerli in due grandi gruppi: un primo dedicato alla navigazione nel Mediterraneo orientale e un secondo dedicato alla navigazione di tutto il Mediterraneo.


Ancora oggi i portolani sono presenti e ne sono in possesso Paesi come l’Inghilterra, la Francia e l’Italia, i primi due per quasi tutto il mondo mentre l’Italia per il bacino del Mediterraneo.


(Vista satellitare del Mediterraneo. Fonte Google Map)




I Portolani del Mediterraneo

Nessun commento:

Posta un commento