
Il dondolio dello sciabecco, mentre la nave era alla fonda su una secca, fece tremolare le fiamme delle lampade ad olio, appese al soffitto della cabina, che illuminavano i volti degli uomini attorno al tavolo, nella cabina del Comandante.
-Questa è il punto della costa dove sbarcherete.- disse il Comandante, indicando un punto sulla grande mappa distesa sul tavolo.
-Comandante Hamid, dovremo arrivare quanto più vicino a quel punto.- disse uno degli uomini.
I suoi eleganti vestiti di seta lo indicavano come un capo e la deferenza che il comandante Hamid gli mostrava, non lasciava dubbi sull’importanza del passeggero che il Comandante Hamid aveva imbarcato Costantinopoli: NabihAmdar ibn Azir ibn Rasid, ambasciatore del Califfo di Bagdad, viaggiatore, matematico, astronomo, scienziato e filosofo.
-Ma quel segno indica una torre di avvistamento!- disse stupito il Comandante della Nave.
-Sì è una torre di avvistamento, ma noi sbarcheremo con una piccola barca. I soldati nella torre penseranno che sia solo una delle tante barche di poveri pescatori che cercano di portare a casa qualcosa sfidando la sorte al calare delle tenebre.-
-Pescatori?- chiese stupito il Comandante.
-Sì. Non preoccupatevi Comandante. La notte sarà senza luna e questo ci faciliterà.- disse l’ambasciatore Nabih.
-Ora io e i miei uomini andiamo prepararci, appena sarà scesa l’oscurità, metteremo la barca in acqua e ci avvieremo verso la costa, voi invece prenderete il vento che viene dalla terra e tornerete verso le isole delle’Egeo. Il Califfo sarà contento di voi.- continuò Nabih e uscì dalla cabina accompagnato da due uomini.
Il Comandate fece un inchino con il capo.
Al calar del sole una piccola barca fu calata lungo le mura della nave e depositata in acqua. Tre uomini discesero con delle funi lungo le fiancate di dritta e salirono sulla barca.
Il più giovane dei tre, diede una spinta alla barca poggiando il remo sulla fiancata della nave e la barca cominciò ad allontanarsi.
I due uomini più giovani si misero ognuno a un remo e cominciarono a remare verso la terra che immaginavano oltre l’orizzonte.
Il più anziano era assiso a prua e guardava i due rematori.
-Signore, dovrei essere io quello che rema.- disse l’uomo anziano
-No. Tu sei troppo vecchio ed io non mi sentirei a mio agio vendo che sei sottoposto a uno sforzo che potrei sostenere anch’io e con meno fatica di quanta potresti fare tu.- disse Nabih.
-Il sole morente all’orizzonte sembra il fuoco che fuoriesce da Ǧabal al-burkān, la montagna dell’isola da cui siamo partiti.- disse l’uomo più anziano.
Dopo alcune ore, i due giovani continuavano a remare senza mostrare segni di fatica, entrambi sembravano avvezzi alla fatica. Quando le tenebre erano ormai dense e compatte e la nebbia si levava dalla superficie dell’acqua, la barca si arenò.
Il buio era fitto, ma riuscirono a intravedere una spiaggia e subito dopo una pineta di alberi alti e dalle chiome vaste.
Tutti e tre gli uomini scesero in acqua e portarono la barca in secca sulla spiaggia, raccolsero le poche cose che avevano portato con loro e si diressero nel fitto della pineta, dove si sedettero ai piedi di un albero e attesero le prime luci dell’alba.
Arrivo incognito
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