martedì 27 maggio 2014

Agricoltura, agriculture

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ph di M.Ciccarese ph M.Ciccarese


Quante agricolture abbiamo? L’agricoltura sostenibile, integrata, naturale e sociale, organica, biologica e biodinamica, sinergica e rigenerativa; poi ci sono l’agricoltura urbana, quella spirituale, verticale e vegana, l’agricoltura itinerante e quantistica.

Quando si parla di agricolture alternative, c’è sempre qualche nuovo ribelle che inventa o scopre un nuovo metodo di produrre, lo adotta, lo fa talmente suo che diventa un credo da diffondere, una comunità, una moda o un esempio di lotta contro le multinazionali che decidono il nostro cibo, le istituzioni, la burocrazia, i marchi o la schiavitù tra i campi.

Allora se queste forme di rinnovamento servono per renderci felici, ben vengano, avremo tante possibilità, strategie e aperture per produrre, anche se, in molti casi, a rifletterci bene, si riscontrano poi con meraviglia che i progenitori contadini le avevano forse già sperimentate con pura semplicità molti secoli prima. Ci sarebbe quindi poco sentore di nuovo tra alcune di queste agricolture?

Non provate a contraddire questo o quel modo di trapiantare peperoni, perché spesso è una vera e propria filosofia, a volte così complessa e radicata, proveniente da culture lontane che non hanno niente a che fare con i nostri climi mediterranei. In questi casi occorrerebbe anche un po’ di umiltà prima di fracassare i sistemi tradizionali dell’agricoltura dei nostri avi.

Si cercano soluzioni, nuovi alimenti da miracolose virtù, rovistando tra i semi antichi, varietà autoctone, passate nel dimenticatoio dell’agricoltura intensiva, qualche volta improvvisandosi, senza conoscere la fotosintesi, sognando una sicura resa; quella semina esemplare diventa un evento, un’affermazione, da ribadire all’opinione pubblica, un sistema per differenziarsi tra gli altri contadini, affermare la propria r-esistenza rurale con l’unicità della loro orgogliosa scelta.

Chi nasce da una cultura rurale sa molto bene che per produrre occorre pazienza, cura, sacrificio ed impegno. Il vero agricoltore riconosce la possibilità d’insuccesso e silenziosamente, seppur con sofferenza, accetta una gelata primaverile, si rimbocca le maniche e riprende da zero il suo lavoro senza mai perdersi in troppe ciance.



Agricoltura, agriculture

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