giovedì 22 maggio 2014

Anemone e l’attesa di un amore lontano

Ascolta con webReader

ph di M. Ciccarese ph di M. Ciccarese


Quando la bella ninfa Anemone prese il cuore di due venti, quello della primavera e quello della tramontana, Zefiro e Borea, Chloris, la dea dei fiori, ingelosita ebbe il potere di condannare la povera Anemone, trasfigurata in fiore, ad anticipare l’apertura dei petali qualche settimana prima della calda stagione perché fosse esposta alla forza dei venti più gelidi e mai più alle carezze delle sue conquiste.

Un tormento che marca la caducità dei suoi petali, una bellezza fugace come il sentimento che simboleggia. L’anemone trovato per caso tra l’erba alta, in effetti, ha un’antesi di breve durata, ha piccoli petali che destano meno attenzione di altri più grandi pur appartenendo al microcosmo smisurato degli habitat mediterranei.

Quando si regala un anemone, perciò, si comunicano il desiderio e la richiesta di avere il proprio amore più vicino, rappresenta l’attesa, la fiducia e la speranza di un ritorno. Come i gigli sorti sotto la Croce dalle lacrime della Madre, così l’anemone rosso fuoco si genera dal sangue del suo Figlio, un prodotto malinconico di fede e illusione, ancora oggi protagonista di leggende e racconti di cavalieri.

Per una leggenda pugliese i petali dell’anemone fermati dai capelli di una donna rappresentano una missiva proveniente da un amore lontano.

Una formula fiorale rivolta perciò a descriversi in fretta come la legenda di questa ennesima cartolina lanciata nell’etere.



Anemone e l’attesa di un amore lontano

Nessun commento:

Posta un commento