domenica 28 settembre 2014

Proverbio salentino: A ci fatia na sarda a ci nu fatia na sarda e menza

Ascolta con webReader

024Trad. A chi lavora una sarda, a chi non lavora una sarda e mezzo.


È uno dei più seducenti proverbi salentini. Sta a significare che non sempre una retribuzione corrisponde al lavoro svolto e spesso chi non fa assolutamente niente incamera di più.


Come in tutti proverbi in vernacolo salentino quello che colpisce è rafforza il suo senso sono i modi e il contesto in cui sono proferiti.


Proprio questo motto assume toni di dura sentenza quando si vede passare un assunto che si dilunga per bisbocciare tra i corridoi della sua sede di lavoro.


Assume invece accento d’incoraggiamento nel mondo del lavoro manuale, specie tra operai, quando tra una meritata pausa e l’altra ci si esorta reciprocamente a riprendere l’attività.


C’è una saggezza intorno a quest’antica colorita espressione assai rilevante se si prova a riflettere sui divari e l’equità nel mondo del lavoro.


A voi i commenti….



Proverbio salentino: A ci fatia na sarda a ci nu fatia na sarda e menza

giovedì 25 settembre 2014

Un cesto colmo di melagrane

Ascolta con webReader

melagranaSamudaya coglie dal suo giardino un vagone di paffute melagrane e le ripone delicatamente sul fondo del suo cesto. Qualcuna si è già dischiusa sporgendo i suoi chicchi a splendere al sole di ottobre. Punica Granatum dell’ordine dei Mirtali è il nome che la scienza ha scelto per il melograno, pianta proveniente dalla Persia, dall’Himalaya, molto coltivato nelle regioni caucasiche dell’Armenia.


La melagrana è una bacca carnosa propriamente chiamata balausta che si manifesta robusta e coriacea, lucida e rustica, che protegge un subisso di reparti asimmetrici detti arilli che contengono i semi; ma quello che più tipizza questo profilo sono proprio i residui del loro calice fiorale, una sorta di corona apicale opposta al picciolo.


A volte è un vero rompicapo sgranare un melograno, staccare minuziosamente, con la dovuta pazienza, i chicchi prismatici dalla sua polpa acidula, non si può fare a meno di radunarne a centinaia nel palmo della mano e compiere il miserevole atto di trasportarli al gusto.


Il valore delle melagrane è stato ben compreso dagli antichi egizi, da cui deriva la radice del suo nome, dai fenici, dalla città di Side e dal popolo ebraico cui univano il suo simbolo all’onestà e alla correttezza.  Per altre radici culturali il melograno ha rappresentato da sempre più di ogni altro frutto la produttività, la fertilità, la ricchezza, lo spirito di unione, del sapere filosofico e umanistico. Per questa ragione la bacca del melograno si è riportata sulle monete, sui dipinti medievali oltre che sullo stemma della città di Granada capitale Andalusa e di tante insegne araldiche e della mitologia classica.


Un piacere agro dolce, che ripassa le varietà più coltivate in Italia, dalla Selinunte al Dente di cavallo, dall’intensa Neirana alla Profeta tipica del Salento, consumate fresche o sotto forma di benefico sorbetto.


 



Un cesto colmo di melagrane

martedì 16 settembre 2014

A Trepuzzi il convegno: DifendiAMO i nostri ulivi….la Xilella è veramente fastidiosa?

Ascolta con webReader

convegno xilellaChe cosa succederà agli ulivi dell’arco Ionico Salentino? Oltre agli esperti tecnici e alle associazioni di categoria a seguito del batterio Xilella fastidiosa ci sono migliaia di olivicoltori in attesa di risposte.  In altre parole ci sarebbe la comunità rurale salentina questa volta scippata dal CoDiRo o complesso del disseccamento rapido dell’olivo, a reclamare riscontri concreti.


Le Linee Guida della regione Puglia su tale fenomeno sono già state pubblicate; già girano con tanto di foto e premessa tra gli ambienti agricoli, sono uno strumento utilizzabile per tecnici e operatori. Sulle tali linee si descrivono: il problema comparso tra gli uliveti secolari, l’ecologia degli insetti vettori, le misure agronomiche da adottare, i regolamenti cui occorre attenersi, le fonti tecniche e scientifiche.


È una mappazza seria mai verificata nel Salento, già ne parlano tutti i giornali del mondo. Sotto i riflettori si dovrebbero profilare le decisioni a lunga e breve scadenza mentre ancora si ricerca su altri possibili vettori del batterio o presenza di funghi.


A Trepuzzi, provincia di Lecce, il 18 settembre dalle ore 19.00 presso il monastero di Sant’Elia, il comitato “ Comune Unico di Terenzano” propone il convegno per discuterne con razionalità, questioni che si accavallano e si intrecciano, momenti senza dubbio delicati e importanti per gli ulivi secolari di Puglia.


Qualcuno li aveva già difesi con coraggio da possibili speculazioni, eradicazioni o potature scriteriate molto tempo prima dell’avvento del batterio. Nel convegno si esporrà per il bene comune, per condividere riflessioni, per dare la giusta voce agli ulivi e ai loro custodi.


Ci sarà una rapida digressione sulle problematiche diffuse dell’uso indiscriminato dei pesticidi in agricoltura, lo sfruttamento dell’agroecosistema, le tecniche naturali per la tutela del territorio, l’esperienza raccontata dei giovani agricoltori e le opinioni di artisti e uomini del mondo ambientale salentino.  Senza dubbio un evento cui vale la pena partecipare.



A Trepuzzi il convegno: DifendiAMO i nostri ulivi….la Xilella è veramente fastidiosa?

“AgriCultura”, a Supersano l’evento che riassume il Salento rurale

Ascolta con webReader

locandina Agricultura SupersanoQualche tempo fa Samudaya con la cartolina “Agricolture, agriculture”, si era confrontata a tracciare una sintesi circa la molteplicità dei movimenti agricoli. In quella pubblicazione si descrivevano i modelli agricoli più in auge e si evidenziava quell’amaro distacco che allontanava l’agricoltura tradizionale da quella moderna.


Le tracce che uniscono oggi i modelli agricoli, in fondo, non sono altro che quelle che riassumono ed espongono tutti gli aspetti propriamente etici che li caratterizzano. Non si produce sempre per trarre un profitto a tutti i costi, spesso si coltiva anche con l’intento di condividere un bene, come un tempo ci si scambiavano cibi come regali.


I tecnici o i gruppi di giovani che si rendono disponibili al confronto e ai quesiti, quali possono essere quelli riguardanti la sovranità alimentare, l’utilizzo indiscriminato di pesticidi, la sottrazione di spazi naturali, intende donarsi alla collettività per contribuire alla tutela della civiltà rurale.


In quest’occasione, si dialoga per conoscere meglio le problematiche degli agricoltori, capire se si sentono oppressi da mille difficoltà o se siano veramente liberi di seminare, individuare gli strumenti e le risorse disponibili oppure valorizzare il loro lavoro prima delle loro produzioni e non viceversa. Questo proposito sarà certamente il preludio al gradevole assaggio prima di sciogliersi alla musica, alle ronde spontanee di pizzica e alle percezioni del dopo convegno di “AgriCultura” di Supersano, in provincia di Lecce.


Domenica 21 settembre, dalle ore 19.30 in poi, piazza IV Novembre, partecipiamo con la passione che ci compete.



“AgriCultura”, a Supersano l’evento che riassume il Salento rurale

giovedì 11 settembre 2014

Alla fiera del Biologico

Ascolta con webReader

Sana di Bologna


In Italia aumenta l’offerta dei prodotti da agricoltura biologica. Le produzioni si amplificano e con loro le nuove attività che si occupano di ristorazione collettiva. Non è una vera e propria invasione, ma il segnale è importante, la cultura ecologica che questo metodo di produzione trasmette si allinea a quella di altre regioni dell’Europa. C’è un forte legame tra l’offerta bio, la tipicità dei gusti, l’esigenza dei consumatori e gli attori che si occupano di mense bio.


Una mensa bio per tutti sarebbe auspicabile, un concorso di progetto che di grande esperienza, motivata dalla proposta etica e agro ambientale di tecnici esperti, aziende agricole, associazioni, enti di controllo.


Aumentano anche le catene di esercizi che offrono prodotti da agricoltura bio; è un segnale importante che giunge da ogni luogo dove vi sia richiesta da parte dei consumatori.


Vi è un forte legame tra le produzioni tipiche bio e i territori attraverso le produzioni e l’esigenza di cibi salutari; tale relazione si espande anche tra le mense scolastiche. Con certezza oggi vi è un forte fabbisogno di mangiare genuino, in altre parole una ricerca alternativa di qualità nei cibi.


Ai convegni del Sana 2014 di Bologna Samudaya era presente: sono intervenuti gli esperti nel mondo dell’agricoltura biologica, biodinamica e naturale, sono stati incontri di relazioni ed esposizione di report tecnici e scientifici per spiegare e informare i vantaggi e gli svantaggi di tale metodo di coltivazione.


Le giornate della fiera sono state raggiunte da migliaia di utenti, per capire qualcosa circa le certificazioni, gli OGM, le qualità molteplici che provengono dai sistemi di certificazione obbligatoria e volontaria.


Oggi è molto interessante soffermarsi anche sui temi dell’agricoltura naturale, cioè di quell’agricoltura indipendente, senza alcuna certificazione, con il pregio di possedere una forte connotazione etica motivata dall’autoproduzione a discapito del profitto, quella orientata verso la difesa assoluta della biodiversità, la valorizzazione dei mercati locali al recupero di antiche varietà e metodi di coltivazione.


Nessuno si senta escluso in questo progetto dove abbiamo trovato libertà di espressione e di produzione, un senso comune di condividere la salubrità, la stagionalità, le misure nutrizionali e il gusto dei frutti della terra.


Samudaya dopo decenni di esperienza in questo settore non sottovaluta queste iniziative e attende nella sua Regione il nuovo Piano di Sviluppo Rurale che prevede il sostegno al mondo dell’agricoltura biologica.


 



Alla fiera del Biologico

martedì 2 settembre 2014

Il ramo d’ulivo per tre emblemi

Ascolta con webReader

ulivo secolare ph Mimmo Ciccarese


Nel Salento del maggio del 2012 si formalizzava l’assegnazione simbolica a Michelle Obama di un ulivo secolare, uno tra i più rappresentativi, l’olivo “Regina”.


I riconoscimenti per tutto l’impegno e la passione profusa in America dalla First Lady a sostegno della nostra dieta mediterranea si erano annoverati così, con quell’attesa che la prima spremuta d’olio sarebbe giunta oltreoceano.


Gli olivicoltori aspiravano che l’interesse della popolazione Nord Americana verso la beneamata Puglia aumentasse.


Nell’autunno di quello stesso anno l’operazione, con tanto di gonfalone ed entusiasmo, si spiegò con la raccolta delle olive da quella pianta monumentale. il gesto fu quello un atto di affezione e solidarietà all’agricoltura mediterranea oltre che una piccola trovata per valorizzare i nostri prodotti attraverso lo splendore di quei monumenti che li avevano generati.


Dovremmo chiederci, adesso, quanto trasporto avesse generato quell’evento e quali sono stati i riscontri? Quanto si conoscessero delle nostre piante secolari in altri luoghi del mondo così come l’abbiamo ereditato noi pugliesi?


Certamente negli Stati uniti la conoscenza dell’ulivo è confermata dal disegno del suo stemma. L’aquila calva con le ali aperte, infatti, stringe con l’artiglio destro proprio un ramoscello d’ulivo come simbolo di pace. Su tale stemma il ramo d’ulivo è disegnato con tredici foglie e tredici olive, un numero non casuale perché ripresenterebbe il numero delle colonie che nel 1776 proclamarono la Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti.


I rami d’ulivo li ritroviamo anche sulla bandiera dell’Organizzazione delle Nazioni Unite:una mappa del mondo rappresentante, una proiezione azimutale equidistante centrata sul polo nord, inscritta in un cercine composto di rami d’ulivo convenzionali incrociati”.


I rami d’ulivo s’incrociano invece con quelli di quercia nello stemma della Repubblica Italiana. Essi simboleggiano la volontà di pace della nazione, sia nel senso dell’accordo interno che come esempio di fratellanza internazionale. Davvero toccante e affascinante l’apparire dell’ulivo su tali sembianze.


La Puglia forte di tali legami rappresenterebbe anche per questo il patrimonio olivicolo più ricco al mondo, una bellezza che non si dovrebbe lasciare passare inosservata, affinché la sua cultura possa offrire ancora qualcosa di buono e possa far diventare l’ulivo secolare figura per nuovi blasoni.



Il ramo d’ulivo per tre emblemi