
L’albero del Kako (Diospyros kaki) è uno dei più antichi alberi da frutto coltivati dall’umanità. È particolarmente coltivato nella Cina meridionale, conosciuto anche come Mela d’Oriente. Per i cinesi è l’albero delle Sette Virtù, per i giapponesi è l’albero della Pace, per essere scampato alla bomba di Nagasaki, mentre per i greci è il frumento di Giove.
In Italia pare che il primo albero di Kaki sia stato piantato nel giardino di Boboli a Firenze. La Campania, in particolare dell’agro di Nocera, e la Sicilia, con la varietà di Misilmeri, rappresentano le regioni, dove è più diffusa la sua coltivazione.
Si coltiva meno nel Salento, del sud della Puglia, dove si dice che quest’albero (arviru de Kau) rappresenti il coraggio di partire. Questo coraggio è definito dal numero di semi che trova nel suo frutto. Sarebbe anche il numero delle città di arrivo dove seminarli. Da qui poi la filastrocca: “Apru lu Kau, nuzzulu ttrou, Kau Kau nuzzulu neu” (taglio il Kako trovo un seme, Kako Kako nocciolo nuovo). Una metafora creata ad hoc da qualche emigrato partito da giovane per cercar fortuna all’estero.
Già, la quantità di semi che ci aspetta nel frutto di Mela Kako è sempre un’incognita, a volte sono numerosi altre volte non ne trovi nessuno. Questo dipende dalla varietà partenocarpiche, cioè da quelle cultivar che sviluppano comunque il frutto senza fecondazione e quindi privi di semi.
Il frutto che ha il colore di un sole al tramonto, esprime calore ed energia, contiene altrettanti benefici. È ricco di Sali minerali come il potassio e il fosforo, vitamine e betacarotene e porta innumerevoli proprietà terapeutiche quali diuretiche, depurative e lassative
Mela Kako per essere coraggioso
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