
Tra tanti fiori ce ne sono alcuni che simboleggiano la libertà e la resistenza. Per questo mi sono spesso chiesto quale fosse la specie di fiore che ravviverebbe la conclusione della canzone partigiana Bella Ciao.
Ho indagato tra la cultura degli appassionati di musica e storia popolare per avere altri riscontri. Qualcuno di loro crede che fosse il papavero, altri pensano la rosa o il geranio dai petali rigorosamente rossi.
Eppure l’autore del celebre canto avrà sicuramente pensato a qualcuno di essi. In realtà le parole relative al fiore, è il caso di dirlo, “sbocciano” da una precedente versione di un canto della Maremma toscana, Il fiore di Rosina, il desiderio di una donna innamorata e tradita che richiede a tutti quelli che passeranno accanto al suo cuore tormentato di offrirgli un bel fiore.
Nel linguaggio dei fiori, però, quelli che simboleggiano la forza della resistenza contro quella di qualunque ostilità, sarebbero la camomilla, proprio per le sue virtù rilassanti, l’agrifoglio, l’amaranto e la mimosa. Quest’ultima, insieme al fiore del garofano e alla rosa canina è considerata anche simbolo d’indipendenza. Davvero una difficile ricerca ma utile e avvincente per comprendere meglio come il valore di una libertà possa nascere così, da un semplice canto popolare d’amore e lotta partigiana.
I fiori della resistenza