sabato 25 aprile 2015

I fiori della resistenza

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red roseTra tanti fiori ce ne sono alcuni che simboleggiano la libertà e la resistenza. Per questo mi sono spesso chiesto quale fosse la specie di fiore che ravviverebbe la conclusione della canzone partigiana Bella Ciao.


Ho indagato tra la cultura degli appassionati di musica e storia popolare per avere altri riscontri. Qualcuno di loro crede che fosse il papavero, altri pensano la rosa o il geranio dai petali rigorosamente rossi.


Eppure l’autore del celebre canto avrà sicuramente pensato a qualcuno di essi. In realtà le parole relative al fiore, è il caso di dirlo, “sbocciano” da una precedente versione di un canto della Maremma toscana, Il fiore di Rosina, il desiderio di una donna innamorata e tradita che richiede a tutti quelli che passeranno accanto al suo cuore tormentato di offrirgli un bel fiore.


Nel linguaggio dei fiori, però, quelli che simboleggiano la forza della resistenza contro quella di qualunque ostilità, sarebbero la camomilla, proprio per le sue virtù rilassanti, l’agrifoglio, l’amaranto e la mimosa. Quest’ultima, insieme al fiore del garofano e alla rosa canina è considerata anche simbolo d’indipendenza. Davvero una difficile ricerca ma utile e avvincente per comprendere meglio come il valore di una libertà possa nascere così, da un semplice canto popolare d’amore e lotta partigiana.


 



I fiori della resistenza

mercoledì 22 aprile 2015

Nel nome di Madre Terra

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giornata della TerraSono passati una mensilità e un giorno dopo l’equinozio di primavera e la Terra oggi sembra davvero cambiata. Dal 22 aprile del 1970, si celebra la Giornata della Terra voluta dalle nazioni unite, da oltre 175 Stati. È un evento voluto dall’ecologia, una breve tregua prima del respiro successivo, giusto l’attimo per valutare le attuali condizioni in cui versa il pianeta.


I gruppi nati dallo studio dell’ecologia la utilizzano per rendere i dati riguardanti, l’inquinamento dell’ambiente, la distruzione degli ecosistemi, le rendicontazioni circa lo stato della biodiversità, l’utilizzo delle risorse energetiche, lo sfruttamento di quelle naturali e dei danni ambientali.


È quel giorno importante che cerca soluzioni possibili, alternative, in grado di supportare e salvare gli habitat, restituendo la voce non solo alle comunità scientifiche, istituzionali e imprenditoriali ma anche a quelle dell’arte, delle associazioni e di chiunque voglia sensibilizzare e stimolare un positivo cambiamento culturale in tema di ambiente.


La giornata si riporta alle realtà locali, attraverso le scuole, i dibattiti, la politica, le manifestazioni di piazza e il copia-incolla scaduto di qualche servizio televisivo che non riesce a contenere le differenze tra ambientalismo e attivismo popolare.


Si evidenzieranno i problemi e le necessità che sono dei cittadini, la difesa dei beni comuni e non quelli di chiuse e antiquate lobby partitiche che traboccano solo in occasione di tale anniversario.


È la giornata della resilienza, cioè di quella complessa prerogativa che hanno gli habitat di reagire, finché possibile, agli eventi naturali improvvisi, alle pressioni antropiche spesso dettate da certi abusi o dal crescente malaffare.


In tutto il mondo si parlerà di cambiamenti climatici, desertificazione e deforestazioni, di piccole e grandi terre unite sotto una bandiera comune con il patrocinio d’importanti sigle e con la partecipazione attiva della gente.


Questa giornata è un’occasione per riscattare attraverso la condivisione, la naturalità che abita i sogni e le idee, un attimo in più per comprendere in modo definitivo diritti e doveri  che ci competono e che la Terra non appartiene solo agli esseri umani.



Nel nome di Madre Terra

sabato 18 aprile 2015

Il sovescio

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leguminose da sovescio

leguminose da sovescio


Il sovescio è una pratica dell’agricoltura che consiste nell’interrare determinate colture, per aumentare e mantenere la fertilità nel terreno. Si effettua rivoltando le colture con corrette arature o trinciando parzialmente la coltura.


L’obiettivo di tale pratica è di migliorare e proteggere il suolo agrario. Il risultato di un sovescio razionale, è di aumentare la materia organica nel terreno, riequilibrando, quindi, il rapporto C/N, rallentare i fenomeni di erosione e mantenere i tenori dell’azoto nitrico. Con fitte semine può contenere, per mezzo delle radici le altre erbe spontanee e apporta miglioramenti della struttura e tessitura del terreno.


Il sovescio per antonomasia è quello che si pratica con l’interramento delle leguminose, quali, favino, trifoglio e veccia, tra tutte le più capaci a fissare l’azoto atmosferico. Con la decomposizione delle masse verdi della leguminosa si trasferisce, tramite una serie di scambi naturali, l’azoto dall’atmosfera al terreno.


L’importanza di quest’ultimo minerale è fondamentale per la ripresa vegetativa e per l’accrescimento. Praticando tale operazione, la percentuale di azoto che resta disponibile per un eventuale semina o trapianto, è molto alta (40 – 60%). Per tutto questo il sovescio è una delle migliori concimazioni che si conoscano in agricoltura biologica e in permacultura e ben si adattano alle buone pratiche agricole.



Il sovescio