
Il garofano (Dhianthus caryophillus) è un raduno di petali frastagliati e racchiusi nel loro piccolo e robusto calice verde. Quando le sue corolle arruffate raggiungono la veemenza del rosso porpora, esprimono fascino e decisione; se invece sono screziate di rosa, rappresentano l’amore, la più sentita riconoscenza o un’amicizia cara; quando il bocciolo è bianco, racconta la purezza dell’amore materno e la fedeltà nel bouquet della sposa italiana.
Il Dhianthus o “fiore di Giove”, proprio perché immagine di unità e intesa, indicava per gli antichi romani l’amore coniugale e la loro offerta era ben gradita per ogni tipo di cerimonia o anniversario di matrimonio. È anche il fiore arabo riportato in Europa dalle conquiste crociate, quello raffigurato nella sacralità delle pitture rinascimentali, quello nato dal pianto della Madre, tra i gruppi politici, sulla storia della rivoluzione dei portoghesi con i colori del loro stendardo. Un fiore adottato anche dalla Spagna, dalle isole Baleari, dalla Slovenia come emblema territoriale.
Il garofano sarebbe il contrassegno dell’essenza e della pura passione che raddolcisce e sconvolge ogni forma di carattere e sguardo umano; è stato anche il fiore intrepido all’occhiello della nobiltà, dei governatori, delle giacchette della galanteria, un fiocco di conquista per piccoli e grandi imperatori.
Sono i garofani rossi quelli lanciati per celebrare la festa dei lavoratori, la memoria storica d’occupazione, la rivendicazione dei diritti della solidarietà e della condivisione.
Erano, un tempo, i garofani tratteggiati fra le mura delle fabbriche francesi delle otto ore, sono oggi i fiori che arrossano di musica e parole la gente del primo maggio.
Il garofano
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